“Orizzonte perduto” è il titolo di un romanzo scritto da James Hilton nel 1933 nel quale si narra di Shangri-La, un luogo immaginario racchiuso nell’estremità occidentale dell’Himalaya dove il tempo si era quasi fermato, in un ambiente di totale pace e tranquillità. L’idea giunse a James Hilton dalla lettura delle memorie dei gesuiti che avevano soggiornato in Tibet e che erano venuti a conoscenza delle tradizioni legate al Kalachakra Tantra, testo in cui si descrive il mitico regno di Shambhala (Shangri-La è il nome che Hilton ha usato). Shangri-La era organizzato come una comunità lama perfetta, professante però non il buddhismo ma il Cristianesimo nestoriano.
Dalla comunità erano bandite, non a norma di legge ma per convinzione comune, tutta una serie di umane debolezze (odio, invidia, avidità, insolenza, avarizia, ira, adulterio, adulazione e via discorrendo), facendone un eden materiale e spirituale in cui l’occupazione degli abitanti era quella di produrre cibo nella misura strettamente necessaria al sostentamento e trascorrere il resto della giornata nell’evoluzione della conoscenza interiore della scienza e nella produzione di opere d’arte.