La “spettralità”

(articolo di Salvatore Brizzi)

Per il mio post questa volta non prendo spunto da un libro o da una rivista, bensì da un film, After Earth, del regista M. Night Shyamalan, interpretato da Will Smith e suo figlio, anche nella vita, Jaden Smith. La trama appartiene alla fantascienza classica: gli umani continuano imperterriti la loro opera di inquinamento e distruzione della Terra tanto che fra mille anni si ritroveranno evacuati sul pianeta Nova Prime, dove però sono costretti a condividere il nuovo ambiente con una razza aliena che intende sterminarli. A tale scopo gli alieni creano in laboratorio degli animali/combattenti, gli Ursa, i quali sono ciechi, ma capaci di fiutare la paura che gli umani emettono tramite il rilascio involontario dei feromoni.

E qui arriviamo all’aspetto più interessante di questo film – scritto e prodotto da Will Smith, che evidentemente ci teneva alla sua realizzazione – che quasi nessun critico cinematografico ha saputo riconoscere. Il film infatti è stato velocemente relegato dalla critica tra la fantascienza classica statunitense con contorno di buoni sentimenti e accenno di psicologia elementare nel rapporto padre/figlio. Ma a saper guardare (ad avere occhi per vedere) il film è ben altro!

Per difendersi da questi terribili mostri ciechi, alcuni soldati umani hanno sviluppato la »spettralità«, ovvero una condizione psicologica e fisiologica nella quale non si prova paura e si diventa quindi automaticamente invisibili agli Ursa. Il primo a riuscirci, quasi accidentalmente, è il protagonista interpretato da Will Smith, e in seguito il corpo militare dei Rangers addestra sistematicamente i suoi uomini a non provare più l’emozione della paura, non rilasciare più feromoni e quindi diventare soldati “invisibili” al nemico.

All’invisibilità – la »spettralità« del film – io dedico una lezione del secondo anno del Corso di Risveglio. Talvolta gli stessi partecipanti al corso non capiscono bene perché ho voluto inserire una lezione del genere all’interno di un corso che ha come scopo l’apertura del Cuore. L’invisibilità veniva obbligatoriamente sviluppata durante il corso di addestramento dei guerrieri ninja, i quali l’hanno portata alla sua massima espressione; ma fa parte integrante del cammino di un qualunque monaco-guerriero, appartenente a una qualsivoglia tradizione, in occidente come in oriente.

Il figlio del protagonista è un giovane aspirante guerriero, un piccolo ninja, che nel corso del film vive la sua iniziazione, costellata di tappe, imparando a dominare il suo corpo emotivo, vincere la paura e diventare invisibile ai mostri che “si nutrono delle nostre paure”. L’idea del “rito di passaggio” – ma anche la realizzazione, perché alcune scene sono identiche – è la stessa che troviamo nell’addestramento di Leonida quando è ancora poco più di un bambino nel film 300 di Zack Snyder. Altro film da non perdere.

Il padre/maestro che ordina “ginocchio a terra” quando il suo figlio/allievo si lascia prendere da un’emotività incontrollata fa parte di un’usanza tradizionale, presente soprattutto fra i Cavalieri Templari, ma anche fra i praticanti di arti marziali. Il ragazzo s’inginocchia per “tornare a sé”, per “ricentrarsi”. Il padre/maestro in quelle occasioni lo invita a radicarsi nel Presente e a concentrarsi sulle sensazioni interne.

“La paura è un’emozione inventata dall’uomo e in realtà non esiste. Il pericolo invece esiste, ma la paura è sempre una scelta.”

Victoria Ignis ne Il libro di Draco Daatson spiega:

Quando ti avvicini lui sente la tua paura, la tua agitazione interiore. Non puoi nasconderle. La nostra paura ha un odore bene preciso, che gli animali sono ancora in grado di avvertire. Un cane sente la tua paura o la tua aggressività… e quindi ti attacca. Ma anche gli esseri umani avvertono le emozioni degli altri esseri umani, solo che non ne sono consapevoli, tuttavia re-agiscono anche in base a questi stimoli inconsci.

La preda sente l’emanazione sottile della tigre – la sua tigrità – molto prima di avvertirne l’odore fisico. La paura che a questo punto prova, come conseguenza attira ancora di più il predatore. Una tigre non insegue una preda… ma la scia di paura che questa emette.

Per questo motivo il Guerriero non deve emanare nell’ambiente emozioni e pensieri.

Le emozioni e i pensieri non sono concetti astratti, bensì “cose” con una loro precisa consistenza – un peso, un suono e un colore – e si muovono nello spazio. Per cui un appartenente alla scuola dei Senza Sonno – più antica degli stessi ninja – che voleva davvero diventare invisibile, sapeva di non poter contare unicamente sulla sua capacità di muoversi silenziosamente e mimetizzarsi con l’ambiente circostante, doveva anche addestrarsi nell’Arte di eliminare pensieri ed emozioni. Dentro di lui doveva esserci il vuoto più assoluto.

La »spettralità« – l’invisibilità – è la capacità di non fare più attrito con l’Esistenza su nessun piano: né fisico, né emotivo, né mentale. Questo non può essere raggiunto sforzandosi di fermare i pensieri o reprimendo le emozioni, in quanto questi stessi tentativi produrrebbero “rumore” e ci renderebbero visibili. Un guerriero deve essere entrato nell’Accettazione più totale, poiché solo lo stato di coscienza dove non esiste più attrito impedisce la produzione involontaria di pensieri ed emozioni. L’Accettazione di quanto accade istante dopo istante, in un continuo Presente, annulla quelle interferenze vibratorie prive di alcun significato che noi ci ostiniamo a definire “pensiero”, quando invece si tratta solo di “rumore nella testa”.

Per quanto l’idea di partenza fosse ottima, a mio parere il film è riuscito solo a metà, in quanto non sviluppa adeguatamente l’idea iniziale, per esempio, concedendoci almeno qualche scorcio di quello che poteva essere l’addestramento di questi nuovi guerrieri. In ogni caso, un film da vedere.

Libro consigliato: L’arte dell’invisibilità, Hermes Edizioni.

Salvatore Brizzi

NON DUCOR DUCO

(non vengo condotto, conduco)

http://www.salvatorebrizzi.com/2013/06/la-spettralita.html

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